La situazione è insostenibile

La situazione è insostenibile.

Nel 2024 l’ISTAT segnala che quasi un italiano su dieci (9,9 %) ha rinunciato a curarsi a causa di liste d’attesa troppo lunghe, costi o difficoltà logistiche: parliamo di circa 5,8 milioni di persone. La causa principale è proprio la lunghezza delle liste d’attesa — indicata come motivo da ben il 6,8 % della popolazione, in aumento rispetto agli anni precedenti.

Eppure il governo per bocca del ministro Schillaci continua a sostenere che il sistema sanitario nazionale stia reggendo e che il problema delle liste d’attesa sia “in via di contenimento”. Mentre in più regioni emergono casi concreti di blocchi delle prenotazioni, agende chiuse, e falsificazioni dei dati sulle liste d’attesa. In alcuni ospedali addirittura le agende sono saturate artificialmente da prenotazioni “fantasma” per dirottare le risorse sull’intramoenia, rendendo impossibile l’accesso per chi realmente necessita.

In un paese in cui il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione, non è accettabile che la scelta sia così discriminatoria. Gli anziani, le donne e chi vive in territori svantaggiati, come Sud e aree interne, risultano i più penalizzati. Se incrociamo questo dato con il rapporto ISTAT sulla povertà, che segnala 5,7 milioni di individui in povertà assoluta, la situazione è drammatica. Il dato è chiaro: chi è povero non può curarsi. Come possono il governo Meloni e i suoi sodali sbraitare in televisione, rivendicare efficienza e investimenti, quando le persone rinunciano alle cure?

Occorre un impegno concreto, trasparente e misurabile per ridurre i tempi, monitorare i “trucchetti” e restituire dignità al diritto alla salute. Occorrono investimenti certi e stabili sulla sanità pubblica, territoriale, gratuita. Occorre una collaborazione stabile con le realtà territoriali per pianificare capillarmente le politiche socio-sanitarie. Non c’è più tempo, bisogna farlo ora.

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