C’è qualcosa che non torna nella vicenda di Villa Tiburtina.
La struttura è stata un polo d’eccellenza in pneumologia e psicoterapia fino a una decina di anni fa. Persone da tutta la città, da tutto il centro Italia, venivano in quartiere per effettuare visite specialistiche. Chi abita da queste parti da più di 10 anni si ricorda benissimo della struttura. Persone ci hanno raccontato di aver fatto visite a Villa Tiburtina fin da molto piccole, il ruolo che svolgeva era fondamentale.
Poi è finita nel tritacarne dei tagli alla sanità, prima del centrodestra, poi del centrosinistra. Neanche a dirlo, le prime strutture a farne le spese sono state proprio le dislocazioni di sanità territoriale.
Il quartiere ha iniziato la battaglia per la sua riapertura quattro anni fa, in pieno Covid, mentre la politica si stracciava le vesti per dire che la sanità pubblica è un valore, che si sarebbero spesi miliardi per presidi territoriali permanenti, che i processi partecipativi sarebbero stati alla base di qualsiasi intervento.
Prendiamo in parola queste dichiarazioni, e iniziamo a chiedere per Rebibbia e Ponte Mammolo quello che viene scritto su carta in tante leggi: un presidio territoriale pubblico, perchè qui è assente; un piano serio e trasparente per la sua riapertura; un processo partecipato per la pianificazione socio-sanitaria tra la ASL, il IV Municipio, la Regione Lazio, le istituzioni locali come scuole e centri anziani, i comitati e le associazioni.
Da quel momento, inizia un percorso a ostacoli. Villa Tiburtina viene inserita nell’elenco delle case di comunità PNRR ma ogni informazione è frammentata e viene recuperata con grande fatica. Non è stato messo in piedi nessun processo partecipato. L’unico coinvolgimento del quartiere è avvenuto attraverso lo sforzo della campagna e dello Sportello Sanitario Mammut.
I conti non tornano. Perchè la partecipazione viene ostacolata in questo modo? Come mai tutte le indicazioni contenute nella missione 6c1 del PNRR non vengono attuate nel caso di Villa Tiburtina?
Dopo 4 anni, adesso siamo a un bivio. I lavori di ristrutturazione dovrebbero iniziare, ma non si sa quando. Villa Tiburtina dovrebbe riaprire, ma non si sa con quale personale. Dovrebbe essere un polo sanitario pubblico, ma non si sa se ci saranno anche delle convenzioni con privati.
C’è bisogno di risposte. Sabato 11 maggio vogliamo coinvolgere gli/le abitanti del quartiere in questo processo di totale trasparenza su quanto sta succedendo. Non c’è più tempo.
NON C’È SALUTE SE NON È DI TUTT@
Riapriamo Villa Tiburtina
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