
Prendendo ispirazione da un bel progetto avviato qualche tempo fa, quello della sala da tè, abbiamo deciso di ritirare fuori tazze e teiere per accompagnare la proiezione di un film o un documentario a tema fotografico.
Noi ci mettiamo il film, il tè, il caffè e i dolci, voi portate la vostra allegria e la voglia di fare quattro chiacchiere sulla fotografia (e non solo) e insieme ci scalderemo dal freddo e allontaneremo la noia della domenica pomeriggio.






È il turno di Robert Mapplethorpe, grande fotografo ma soprattutto grande artista dell’era contemporanea che ci ha lasciato troppo presto. Ci sono pochi fotografi, infatti, che hanno acceso un dibattito nazionale sulla libertà artistica e l’erotismo così profondamente come lui. Noto soprattutto per le sue fotografie in bianco e nero, i suoi soggetti prediletti erano nudi scultorei, immagini erotiche sadomaso, temi omoerotici, fiori e ritratti di celebrità. Ancora oggi il suo lavoro continua a essere considerato un tabù da molti, e forse anche per questa ragione rimane uno dei fotografi americani più iconici della storia. Nato a New York il 4 novembre 1946, sperimentò l’utilizzo di vari materiali in collage a tecnica mista, comprese immagini ritagliate da libri e riviste. Fondamentale è stato l’incontro con Patti Smith, cui rimarrà legato per tutta la vita scattando anche diverse copertine per i suoi album.
“Nelle foto sadomaso che ho fatto, immagini molto esasperate, la gente faceva delle cose vere, reali. Non c’era alcuna finzione teatrale. L’esperienza è più importante della foto in sé. Io non faccio foto, faccio parte dell’evento, in questo senso non mi considero un fotografo. La fotografia per me è uno strumento per fare un oggetto”. Robert Mapplethorpe

