Continua il progetto di regalare un cinema popolare ai nostri quartieri…
Ogni giovedì di Marzo
ore 20 cena
ore 21 proiezione
Ar cinema senza pagà er bijetto!
Programmazione:
6/3 WE WANT SEX
di Nigel Cole. Gran Bretagna 2010
1968, Dagenham, Essex. La fabbrica della Ford dà lavoro a 55mila operai e a 187 donne, addette alla cucitura dei sedili per auto in un’ala fatiscente, dove si muore di caldo e piove dentro. In seguito ad una ridefinizione professionale ingiusta e umiliante, che le vorrebbe “non qualificate”, le operaie danno vita con uno sciopero ad oltranza alla paralisi dell’industria e alla prima grande rivendicazione che porterà alla legge sulla parità di retribuzione.
Nigel Cole, regista di fortunati successi basati sull’ibridazione della tradizione inglese di un cinema impegnato, in particolar modo sul fronte di diritti e lavoro, con la commedia spassosa, non cambia rotta ma affina piacevolmente gli strumenti.
Il ritratto corale della comunità di Dagenham è messo perfettamente a fuoco, dall’assemblea delle donne al lavoro, svestite per il caldo ma capaci di spaventare un maschio più di una truppa armata, alle chiacchiere tra uomini al bancone del pub. Inoltre, la forza e la consapevolezza con cui le donne delle case popolari affrontano la materia politica, presunto appannaggio di maschi acculturati, facendo suonare la sveglia anche nelle orecchie delle signore borghesi, è trattato con onestà e partecipazione. È il cuore del film, ciò che lo muove e che commuove: nasce dalle testimonianze di alcune reali protagoniste dell’evento storico e, nonostante i passaggi intercorsi, conserva ancora qualcosa del colore della verità.
13/3 PIOVONO PIETRE
di Ken Loach, Gran Bretagna 1993
Bob Williams, proletario disoccupato di Manchester, si dà da fare con lavoretti saltuari per mantenere la moglie e la figlia. L’imminente prima comunione della bambina mette questa famiglia, molto religiosa, in crisi. Bob vuole che la piccola Coleen non si senta diversa e svantaggiata rispetto agli altri ragazzini, ma il vestito per la cerimonia costa troppo. Come se non bastasse, gli rubano il furgone con il quale si procura lavoretti da manovale. Disperato ma deciso a non deludere la sua famiglia, Bob si mette nei guai, pur di regalare a sua figlia una giornata indimenticabile.
La poetica del cineasta inglese Ken Loach al servizio e al fianco degli ultimi è tutta scritta in questo suo lavoro del 1993, proseguimento ideale della filmografia dedicata al racconto delle condizioni di vita della classe operaia, avviata con Riff Raff e fortunatamente non ancora conclusa. Perché Ken Loach è un regista necessario. Uno dei pochi ad essersi dato la missione del cinema sociale e a perseguirla con un’onestà intellettuale che va al di là dell’arte e investe la vita stessa. Una missione qui pienamente compiuta – anche se non con i vertici di altri suoi film – con il consueto stile realista, che lo spinge ad avvalersi anche di attori non professionisti, provenienti dallo stesso contesto sociale indagato, e a non piegarsi alle logiche dello spettacolo. Il regista inglese non abbellisce, attraverso la macchina da presa, una realtà che deve essere mostrata così com’è.
20/3 ARIA SALATA
di Alessandro Angelini, Italia 2006
Fabio lavora in carcere come educatore. Fronteggia ogni giorno, con le sue belle maniere, i volti segnati e gli scatti d’ira dei detenuti che vanno a colloquio da lui e s’impegna per far loro trovare la strada giusta, che conduca a un permesso o a uno sconto di pena.
Un giorno, un collega gli affida il caso di un tizio che è appena stato trasferito da un altro penitenziario: Luigi Sparti, assassino, dietro le sbarre da venti calendari. Quello che né il collega né il carcerato sanno è che Sparti (Colangeli) è il padre di Fabio (Pasotti), sparito da decenni nel nulla per scontare la pena, mentre la sua famiglia, fuori, si ritrovava ugualmente condannata a una vita segnata dal suo gesto.
Nonostante la sorella Cristina si opponga all’idea di cercare il contatto con quell’uomo, Fabio vuole un padre, per colmare il vuoto del passato ora che si affaccia sulla soglia di una vita adulta e Sparti desidera un figlio, perché questo è il suo modo di immaginare un futuro. Quello che si chiedono a vicenda supera apparentemente le loro forze, perché il vecchio non è un modello d’uomo ma un amaro prodotto del carcere, e il figlio non è pronto ad accettarlo. Però nel momento in cui ci proveranno avranno già vinto, anche se quell’aria salata, che si respira in testa e in coda, suggerisce una circolarità di contenuto che non lascia scampo.
27/3 BRUTTI SPORCHI E CATTIVI
di Ettore Scola, Italia 1976
Periferia di Roma, primi anni settanta : la vita quotidiana di una famiglia (circa venticinque persone tra genitori, figli, consorti, amanti, nipoti e nonna) si svolge nella povertà di una baraccopoli . A capo di tutti c’è il vecchio Giacinto Mazzatella: di origine pugliese (di cui conserva il dialetto), guercio, dispotico e fedifrago, tratta familiari e vicini al pari delle bestie.
Questi possiede un milione di lire, risarcimento dell’assicurazione per aver perso un occhio, ed è ossessionato dal fatto che i parenti glielo possano rubare, per cui lo nasconde continuamente in luoghi diversi e quando, a volte, si scorda dove lo ha messo, crede che gli sia stato rubato e tenta, senza mai riuscirci, di ammazzare il primo parente che gli capita sottomano.
Patriarca pugliese immigrato in borgata romana, per far dispetto alla sua tribù, si porta a casa puttanona dal cuore di miele; gli altri cercano di avvelenarlo nella speranza di mettere le mani su un milione che lui ha ottenuto come indennizzo per un occhio perso. Farsa tragicomica antipopulista con ambizioni di libello satirico in cadenze crudelmente grottesche. Un Manfredi in gran forma carognesca e una colorata folla di caratteristi.