La “Bancarella sprigionata” (vista da “dentro le mura”)

Il progetto è nato da una causa strettamente contingente: la diminuzione dell’orario di lavoro per molte detenute che ha comportato una notevole riduzione delle già poco sostanziose entrate mensili. Ci siamo poste il problema di come affrontare l’ennesima stretta a spese di chi non ha altre alternative per non gravare sui propri familiari. Ci siamo così confrontate e unendo l’ingegno al materiale riciclato e raccolto, ognuna con le proprie capacità, siamo riuscite a far uscire dalle nostre mani i prodotti che vedete qui esposti. Alla mera, ma necessaria, contingenza economica si è unita fin da subito però la volontà di fare in modo che il progetto fosse un’esperienza condivisa fra tutte, che ciò che se ne ricavava fosse diviso in parti uguali per superare una logica personale in un’ottica di cooperazione e collaborazione, dove il lavoro di una è quello di tutte.

La bancarella con i nostri manufatti ci offre la possibilità di sentire di far parte di una realtà dalla quale siamo state escluse, ci lega alla vita di fuori e in qualche modo parla di noi.- Ogni oggetto dal pupazzo al cappellino è il frutto delle mai e del pensiero di chi vive qua dentro e ci piace pensare che le risate condivise nella preparazione si siano trasmesse su questi lavori ed escano da qui e finiscano nelle vostre case, a testimonianza delle nostre vite vive.

Ci piace l’idea che la bancarella occupi un posto all’interno di uno spazio che tante persone, diverse tra loro, non vogliono cedere a nuovi muri, a nuovo cemento, a nuove sbarre.

Ci piace pensare che chi vi gravita colga il senso dell’inumana ingiustizia di una reclusione, della mostruosa aberrazione di un corpo rinchiuso, ancor più se di bambino. Ci piace pensare che si possa lottare contro la costruzione di un nuovo carcere, contro l’appropriazione dall’alto di un parco di tutte e tutti per renderlo un luogo di sofferenza, di privazione, di alienazione perché altro non sarebbe; perché altro non è un carcere.

E chi è dentro sente battere forte il cuore quando pensa che un passo è stato fatto in questa direzione.

Perché il carcere non è la soluzione.

Le detenute della sezione AS del carcere di Rebibbia

Materiali per la bancarella sprigionata

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Lista di cose necessarie al progetto della Bancarella Sprigionata:

Rocchetto di filo sottile in nylon per bigiotteria (collanine, braccialetti etc…).
Perline, pietre colorate (di piccola dimensione) etc…
Materiale per imbottiture.
Stoffe.
Lane.
Gomitoli di cotone.
Materiale per imbottitura rigida (per confezionare borse).
Ritagli di pelle o simili.
Lacci colorati.
Bottoni.
Cerniere.

Nasce la bancarella sprigionata!

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Il Coordinamento per la difesa del parco di Aguzzano si è formato nel gennaio 2012 dopo la notizia di una probabile opera di speculazione che interessa uno dei casali presenti all’interno del parco (Alba2). Il progetto, a firma del Ministero di Giustizia, prevedeva all’interno del casale la realizzazione di un I.C.A.M. cioè Istituto a Custodia Attenuata per Madri detenute con figli fino a tre anni di età. Ci siamo incontrati ed attraverso delicate e controverse discussioni abbiamo analizzato il progetto nelle sue mille sfaccettature.

Il progetto specifico prevede mura di cinta alte quattro metri, una strada carrabile illuminata a giorno, vigilanza armata, deposito d’armi, 16 telecamere. Un carcere in formato ridotto, insomma. Un luogo isolato dal quartiere nel quale isolare le madri con i loro piccoli. Nulla che possa quindi davvero ovviare al terribile impatto psicologico e alle gravissime relative conseguenze di una detenzione subita in tenerissima età. Siamo quindi arrivati a condividere il principio che un bimbo non può crescere rinchiuso tra quattro mura (seppur oltre quelle mura ci sia un intero parco!) identificando la propria madre con una condizione di reclusione né che la relazione affettiva ed educativa possa passare attraverso la mediazione di un regime militare e di chi lo pone in essere.

E’ da qui che noi del Coordinamento per la difesa del parco di Aguzzano abbiamo iniziato a ragionare e parlare di carcere….

Quegli ignoti vicini di casa

.ci siamo resi conto di quanto a noi sconosciuto sia il mondo rinchiuso dentro quelle mura, nonostante il carcere di Rebibbia rappresenti (anche solo per la grandezza della sua mole) una presenza importante nel quartiere.

La crisi attuale ci coinvolge tutti “dentro” e “fuori”.

Alle recluse e ai reclusi ha comportato una drammatica riduzione sia delle opportunità di lavoro all’interno delle mura che dell’ammontare di ore giornaliere lavorative a fronte di uno stipendio (detto “mercede”) già di per sé esiguo.

La ovvia conseguenza è un netto peggioramento delle condizioni detentive che si va ad aggiungere ai gravi problemi di vivibilità determinati dal sovraffollamento, un dato reale riconosciuto ormai da tutti.

Accorciamo le distanze

Abbiamo quindi voluto dar voce alle detenute lì rinchiuse, accogliendo la loro proposta di ospitare la “Bancarella Sprigionata”. Un modo, il nostro, per esprimere solidarietà concreta a chi, con la sola forza di volontà e creatività, intende reagire e sollecitarci a tenere stretto tra le nostre mani l’altro capo di quel filo che non trova ostacoli nelle mura circondariali dei penitenziari.

Gli oggetti esposti sono tutti manufatti delle detenute e per la loro

realizzazione sono stati usati esclusivamente materiali riciclati.

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coordinamentoparcoaguzzano@inventati.org