“Ma in carcere, Babbo natale, da dove entra?”

 

No, dico, c’è da chiederselo, e per quanto si possa essere di uno o dell’altro bando, voglio dire di quello di Babbo Natale o di quello della Befana il quesito non cambia, anzi, caso mai diventa al quadrato.

Il camino è chiaro che non c’è, per quanta magia abbia in sé il Natale (con inclusione dell’Epifania) le sbarre alle finestre non si squagliano, il vigile perimetro carcerario non si lascia infinocchiare dalla bontà delle renne e del festoso canticchiare dei campanelli e comunque, anche volendo passare per via ordinaria, nel pieno rispetto delle procedure e dei tempi a cui si costringono i visitatori non credo che l’allegro panzone, rosso vestito, avrebbe il nulla osta per i pacchi e pacchetti difficilmente perquisibili.

Comunque per non mettere freno alla mia curiosità gli ho scritto una lettera. Non lo facevo da una ventina di anni (be’ lo confesso, ho smesso tardi di credere alle favole e sinceramente a qualche bella utopia ci credo ancora e col cuore pieno) ma mi è venuta voglia e ho scritto a Babbo Natale.

Non gli ho chiesto nessun regalo ovviamente ma gli ho sollevato la questione di come avrebbe fatto, insieme alla Befana, a consegnare i doni alle bimbe e ai bimbi in carcere.

Non ho ricevuto risposta e non mi sorprende….certo, lui di solito non scrive, quindi ho pensato che magari mi consegnerà la risposta proprio la notte magica in cui tutto è possibile, anche pensare che bimbe e bimbi e le mamme di cui hanno bisogno non debbano, senza se e senza ma, stare in carcere.

Mi chiedo però se sarà cosi netto da rispondermi che basterebbe applicare le leggi già esistenti affinché le mamme condannate non debbano stare in carcere con i loro cuccioletti. Vedeste che belli che sono questi nanetti! Poteste sentire la rabbia e lo sconcerto che ho sentito io la prima volta che ho visto tante piccole bellezze sgambettare attaccandosi alle sbarre, o sentire il morso allo stomaco che mi ha ferito sentendo il pianto, mentre lo immaginavo in braccio alla mamma che provava a calmarlo girando in tondo nella cella da cui non poteva farlo uscire. Poteste sentire le urla e lo spavento quando portano via un bimbo, dalla sua mamma perché compiuti i tre anni deve essere così…

Mi chiedo se Babbo Natale sarà temerario abbastanza da continuare ad affaticarsi anche dopo che l’onda bonaria delle festività sarà passata per avere un giorno la soddisfazione di portare regali ai bimbi che con le loro mamme non dovrebbero più sopportare le privazioni di libertà imposte dalla giustizia. Magari sì, lo sarà e presto le bimbe e i bimbi non dovranno più vedere i nonni o la sorellina solo qualche ora al mese, né rientrare in carcere finita l’uscita con i volontari, né dovranno più credere alla bugia che soffrire faccia parte di un gioco a cui la mamma non si può sottrarre o quell’altra per cui, se Babbo Natale non viene è perché dalle sbarre non passa. Magari presto non saranno più costretti a confondere il tintinnio delicato delle chiavi che li rinchiudono la sera e gli apre il blindo la mattina con quello, magari presto vero, della slitta di Babbo Natale.

una detenuta del carcere di Rebibbia

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